In un panorama digitale in rapida evoluzione, in cui si prevede che gli investimenti globali in intelligenza artificiale raggiungeranno oltre […]
In occasione dell’IBM Business Connect 2015 è stato inaugurato il primo Softlayer Cloud DC Italiano
Ieri nei dintorni di Milano (in un’area compresa tra i Comuni di Settimo Milanese e Cornaredo) vi è stata l’apertura ufficiale del primo DataCenter Cloud Italiano basato su tecnologia Softlayer, società controllata al 100% da IBM. Si tratta di un investimento da 50 milioni di dollari che ha comportato appunto la creazione di un DC certificato “Tier IV“, che rappresenta il più alto standard tecnologico finora raggiungibile, caratterizzato da capacità di funzionamento in maniera autonoma anche in caso assenza prolungata di corrente elettrica.
Il nuovo DataCenter ha una caratteristica molto importante: si tratta infatti di un DC “fisico o magnetico”, non “virtuale”, nel senso che i dati una volta salvati rimarranno protetti a Milano, un requisito fondamentale per attrarre Clienti come la Pubblica Amministrazione, che richiede obbligatoriamente questa condizione. Ciò è in conformità con gli standard di data security che molte Aziende si aspettano per poter intraprendere un percorso di trasformazione e innovazione digitale migrando parte delle loro informazioni sensibili in Cloud, potendo così ottenere un risparmio significativo in termini di costi.
Nello specifico, ieri durante l’inaugurazione Nicola Ciniero (CEO IBM Italia) ha citato il caso di CalCloud, cioè il consolidamento di tutti i DataCenter dello Stato della California in un unico DC, circostanza che ha comportato un risparmio effettivo per le casse Americane del 70%, cifra che rappresenta circa l’1,5% del PIL Italiano. Parlando di potenziali Clienti del nuovo DataCenter, secondo Giuseppe Ragusa (Cloud Director IBM Italia) un terzo della capacità sarà occupato da PMI, startup e università, un altro 30% da multinazionali ed il rimanente dalla PA.
In conclusione, si tratta di un avvenimento di fondamentale importanza, perchè rappresenta “un investimento abilitante che permette ad istituzioni ed imprese di poter restare al passo con i trend tecnologici attualmente in essere a livello globale“, in maniera tale che il sistema Paese possa finalmente percorrere la strada della Digital Transformation Journey tanto attesa.
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