Le sfide del 2021: per l’innovazione la sfida non è mai solo tecnologica

Metodo e cultura per vincere la sfida dell'innovazione. 
Il 2021 secondo Piergiorgio Grossi.
Piergiorgio Grossi – CInO Credem Banca


Piergiorgio Grossi
ha un’esperienza ventennale nel mondo dell’innovazione digitale e nella gestione di prodotti e servizi innovativi, progetti complessi e ICT che mescolano tecnologie e processi eterogenei. Dopo 10 anni in F1 in Ferrari, e quasi 3 in Ducati,  è Chief Innovation Officer in Credem Banca.

 

Quale sarà la sfida principale nel nostro settore per il 2021?

Non credo sarà una sfida tecnologica, non è mai una sfida tecnologica per la maggior parte degli attori dell’innovazione e non solo. Credo sia la capacità di sfruttare quello che di positivo ha saputo evidenziare la pandemia: quella potenziale onda che, all’interno di un mare tristemente rosso di sangue, ha il potere di generare energia, cambiare le cose, spazzare quello che va spazzato via perché è lì da troppo tempo.

Questo sarà vero per le aziende che vogliono o devono innovare, ma sarà vero anche ognuno di noi: quali sono i valori che voglio che mi contraddistinguono? Che ruolo voglio avere? Che tipo di attore voglio essere in questo periodo storico di grande accelerazione? Attivo? Passivo?

Sono le sfide che, pandemia a parte, il Gruppo Credem mi ha chiesto di aiutare ad affrontare un paio di anni fa: un cliente centrale, un ruolo “nel mondo”, un ecosistema di colleghi e di partner con cui creare benessere finanziario e non solo. Una cosa che chiamiamo Wellbanking.

All’inizio ho detto che per i più non è una sfida tecnologica perché la vera innovazione tecnologica oggi la possono fare in pochi: ma la ricchezza e la diversità di strumenti che questa innovazione tecnologica porta, sono preziosi (e pericolosi) per chi saprà usarli per dare senso.

Quali i mezzi per vincerla?

Metodo e cultura. Che poi vanno sempre a braccetto: uno si alimenta dall’altro.
Ci sono periodi nella storia delle aziende, dei Paesi, delle comunità in cui è importante essere efficienti: ottimizzare, evitare lo spreco, essere prudenti e oculati. Ci sono altri momenti in cui è l’efficacia ad essere il faro: la capacità di essere rapidi, di cambiare idea, di agire velocemente.

Non dico che siamo nell’era dell’efficacia ma con la velocità del cambiamento che ci circonda, penso sia indispensabile avere un “manipolo di efficaci” in grado di fare surf su quell’onda di cui parlavo nella domanda precedente. Cadere, rischiare anche di farsi male, risalire, sperimentare: ce lo possiamo permettere (di solito è piuttosto costoso)? Non so, ma possiamo non permettercelo?

Quali processi di business e quali funzioni organizzative sono più sotto pressione per la trasformazione in atto? 

Tutti, nessuna esclusa. Se vuoi generare cambiamento, se vuoi trasformare digitalmente il tuo business, hai bisogno di essere tu, come azienda, cambiamento: le tue persone devono pensarlo, devono agirlo, devono viverlo.

In molti puntano il dito sulla parte IT delle aziende quando si parla di innovazione o di trasformazione digitale in senso negativo, come freno, o in senso positivo come motore o opportunità. Ma in tanti dimenticano che quando si parla di trasformazione digitale il focus è la trasformazione che non è solo su digitale: trasformazione del business e dell’azienda grazie al digitale.

Quindi noi che ci occupiamo di innovazione questo dobbiamo fare: aiutare le funzioni, con l’aiuto della tecnologia e degli approcci e metodi adatti, ad essere quel cambiamento che vogliono portare sul mercato.

Se penso al mio lavoro in Credem, una fetta importante è legata ad aiutare i colleghi a vivere questo Wellbanking. A vivere in primis questi valori, il digitale, l’apertura al nuovo, accompagnato da gran qualità nel tempo.. perché se queste cose vuoi portarle fuori prima devi viverle dentro. 

Qual è (ovvio al di là dei dati economici) il segnale che decreterà la ripresa nel nostro settore?

Nel grandissimo rispetto della tragedia sanitaria, sociale, umana che è questa pandemia, io penso che l’innovazione non si sia fermata e non debba riprendere. Anzi che stia accelerando. Sempre generalizzando su chi ha avuto la possibilità di continuare a lavorare, a fare impresa, la pandemia è stata una specie di luminol (citando il titolo del libro di Mafe de Baggis): un evidenziatore di comportamenti precedenti più o meno virtuosi. 

Chi ha sempre applicato il command and control per gestire i propri collaboratori per es si è trovato in gran difficoltà con l’home working… che invece per altri è stata da sempre una opportunità (e per tanti lo è diventato).

Cosa sarà the next big thing nel 2021?

La pandemia non ci abbandonerà così velocemente. Il che da un lato renderà ancora più difficile la vita a tanti, dall’altra parte per assurdo darà più tempo ad altri per abituarsi ad un nuovo equilibrio.

Non so quale sarà la big thing, potrei rispondere con qualche tecnologia emergente o altro. Preferisco dire che sono molto curioso di vedere cosa saremo diventati dopo oltre un anno di pandemia: come cambieranno le relazioni all’interno delle aziende, tra aziende e cliente, il nostro rapporto con l’ambiente, con i grandi agglomerati urbani.
Insomma, sempre nel più grande rispetto della tragedia a cui stiamo assistendo, non posso che guardare con grandissima curiosità e passione al futuro.


Quali sono le sfide che si apprestano ad affrontare i manager del nostro settore nel 2021? 
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