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I costi derivanti dalla perdita di dati sensibili sono aumentati ulteriormente nel 2015.
Il Ponenom Institute ha diffuso il quarto report relativo ai costi subiti dalle imprese Italiane in seguito alla perdita di dati sensibili, che ammontano in media a €1,98 milioni nel 2015, un incremento pari al 2,6% rispetto al periodo precedente. Si segnala che il campione utilizzato nell’analisi è costituito da 22 aziende appartenenti a 12 diversi settori industriali, le quali hanno riportato perdite effettive in termini finanziari. Nel corso degli ultimi quattro anni (da quando appunto viene condotta la ricerca) i costi sono aumentati stabilmente, come esemplificato dalla seguente figura:
I Settori che hanno avuto costi superiori alla media sono stati, tra gli altri, quelli finanziario, farmaceutico e tecnologico, mentre, per esempio, il settore della Pubblica Amministrazione ha palesato valori inferiori alla media. Nel grafico seguente sono rappresentati i valori di costi “pro capite” (“per capita“, ovvero costi per ogni singola registrazione di dati persa):
Infine, analizzando le cause che hanno scatenato la perdita di record di dati, è emerso che la causa principale è da ricercarsi in attacchi volontari da parte di hackers (che risultano anche essere i più costosi per le aziende), piuttosto che da “errori umani” o “anomalie dei sistemi”. In particolare, i criminali informatici hanno causato un costo “per record rubato” pari a 125 €, contro i gli 86 € derivanti da “errori umani”.
Infine, il Ponemon Institute ha anche cercato di comprendere quali fattori riducono i costi per le aziende coinvolte in perdite di dati informatici. Sono emersi i seguenti risultati: avere pronto un team dedicato alla risoluzione degli incidenti, utilizzare la crittografia dei dati ed effettuare un adeguato training dei dipendenti favorisce una diminuzione dei costi per record perso, come esemplificato nella seguente figura:
Per maggiori informazioni:
http://www-03.ibm.com/security/data-breach/?A=SM_LINKEDIN_TS&O=SM