In un panorama digitale in rapida evoluzione, in cui si prevede che gli investimenti globali in intelligenza artificiale raggiungeranno oltre […]
La responsabilità della tutela
La Giornata Mondiale dei diritti dei bambini si celebra il 20 novembre di ogni anno e devo ammettere che me l’ha ricordato la mia bimba più piccola con sguardo di sfida e il dito puntato, quasi suonando come una minaccia… ed effettivamente questo richiamo all’ordine mi ha fatto riflettere.
Molti di noi hanno esperienza diretta nel prendersi cura dei più piccoli: li accudiamo, li curiamo, ne abbiamo riguardo tenendoli al sicuro per strada, al parco giochi, a scuola. E sul nostro posto di lavoro lo facciamo? Nel mondo digitale? lo facciamo anche mentre pensiamo a quel tal prodotto che stiamo sviluppando o al nuovo servizio che stiamo per lanciare?
Il business è roba da adulti, sì, ma non deve mettere in secondo piano il contesto e l’impatto che genera, sociale ed etico. Soprattutto chi lavora nel digitale come noi ha, e deve sentirsi addosso, la responsabilità di tutelare i diritti dei più piccoli, poiché il frutto del nostro lavoro è sempre più fruibile e disponibile e può avere una forte ripercussione, diretta o indiretta, su quelli che ormai chiamiamo nativi digitali anche senza che ce ne rendiamo pienamente conto.
Il monito dovrebbe essere sempre quello di pensare il nostro prodotto/servizio anche in termini di quanto è invasivo e ingombrante, o addirittura pericoloso, per i più piccoli. Senza rischiare di focalizzarsi solo sulle funzionalità e il modello di business, o sul ritorno economico garantito dal lancio di quel nuovo social, che magari senza gli opportuni accorgimenti potrebbe diventare per i più giovani veicolo per la diffusione di esperienze negative e segnanti: bullismo, dipendenza, alienazione. Oppure dal lancio del nuovo e fantastico apparato IoT, innovativo e senza rivali, ma potenzialmente invasivo e spersonificante poiché fonte di una perdita di privacy o, peggio, di dematerializzazione della persona verso un inconsapevole produttore di informazioni e valore per il nostro dispositivo IoT.
In BlueIT si è sempre avuto un forte senso dell’etica e questo mi ha sempre reso molto orgoglioso di farne parte e contento delle mie scelte.
Da quest’anno, poi, posso rispondere alla “minaccia” della mia bimba con nuovo vigore perché con la trasformazione di BlueIT in Società Benefit abbiamo voluto dare un segnale molto forte della nostra identità e dei nostri valori, utilizzando la tecnologia digitale come leva con cui generare un impatto positivo sulla società in generale, e soprattutto delle fasce più deboli e bisognose di protezione, tra questo ovviamente anche i più piccoli.
Dalle parole ai fatti
Alle parole sono seguiti subito i fatti e, tra gli altri progetti in cantiere, stiamo ragionando con l’associazione Parole O_Stili su come sfruttare la tecnologia digitale per supportare il loro lavoro e le loro attività formative riguardo i temi di hate speech; in particolare stiamo cercando di costruire un ambito in cui fornire agli studenti un’esperienza digitale legata alle modalità di interazione coi coetanei al fine di evidenziare l’attitudine e l’impatto emotivo generato da un utilizzo inconsapevole del linguaggio all’interno dell’InfoSfera.
Lo scopo di questa riflessione è trovare un modo concreto ed esperienziale per incuriosire gli studenti alla scoperta di tecnologie innovative come Artificial Intelligence e Machine Learning e sfruttarla come occasione per accompagnarli in un’esperienza formativa che consenta loro di identificare e acquisire consapevolezza sulle implicazioni di un’interazione basata su linguaggio ostile da parte degli interlocutori nella loro quotidianità.
A breve saremo in grado di fare qualche ulteriore annuncio, dando maggiori dettagli sul progetto.
Nel frattempo, evviva la tecnologia responsabile e amica dei bambini.
Buona festa a tutti!
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