Le sfide del 2021: il digitale al servizio delle comunità.

La speranza è che ci sia spazio per un nuovo modello tecnologico, di piattaforma, dove la proprietà della stessa sia condivisa tra erogatori e fruitori di prodotti e/o servizi, in una logica di mutualità e sviluppo comune. 

Danilo d’Elia – ingegnere gestionale – è CEO dal 2016 di NODE Soc. Coop., società di sistema di Confcooperative, dedicata alla transizione digitale del movimento cooperativo. L’obiettivo che ci si pone è quello di promuovere la diffusione di una tecnologia “utile”, che supporti la crescita del mondo imprenditoriale cooperativo in modo inclusivo, aiutando chi è più indietro e ha meno possibilità.

Quale sarà la sfida principale nel vostro settore per il 2021?

Per chi, come noi, si occupa di digitale in un contesto più votato alla necessità immanente che alla pianificazione prospettica, la sfida del 2021 sarà quella di consolidare e rendere “quotidiano” quello che il 2020, causa pandemia, ha portato come elementi di eccezionalità.

La rapida diffusione nell’utilizzo di strumenti digitali, per continuare a dare servizi e vendere prodotti nel momento dell’emergenza, deve diventare un modello operativo costitutivo del mondo della cooperazione, che deve strutturarsi per far fruttare quanto la tecnologia ha dimostrato di poter portare a loro vantaggio. In particolare bisognerà uscire dalla logica del “piccolo è bello”, che ha a lungo caratterizzato l’economia italiana, per atterrare in una logica di condivisione di investimenti e sforzi, perché le dimensioni limitate possono essere un ostacolo ai percorsi di sviluppo.

Quali i mezzi per vincerla?

Sicuramente gli strumenti finanziari del Programma Next Generation EU saranno una leva importante alla transizione digitale; in particolare la PA giocherà un ruolo fondamentale non solo nel ripensarsi in chiave tecnologica (processo che, malgrado le migliori intenzioni e qualche buona testa in questi anni è stato troppo lento, ma soprattutto molto frastagliato) ma soprattutto se sarà capace di promuovere una cultura digitale nel sistema di imprese e cittadini che si interfacciano quotidianamente con la pubblica amministrazione. Queste creerebbero un abbrivio positivo ad un uso virtuoso del digitale.

Quali processi di business e quali funzioni organizzative sono più sotto pressione per la trasformazione in atto?

Occupandoci di IT il carico di lavoro per i nostri collaboratori è stato molto elevato nel 2020 in tutti i settori, sia riguardo lo sviluppo e integrazione di applicazioni, che rispetto all’attivazione di migliaia di postazioni di lavoro da remoto e alla gestione di innumerevoli sessioni di videocollegamento, per assemblee, riunioni, ecc. Per il 2021 prevedo la necessità di accrescere il team, perché alle attività ormai ordinarie di implementazione e supporto, si uniranno una serie di progettualità nuove, nate dalla consapevolezza che il mondo delle PMI ha acquisito sulle potenzialità del digitale.

Alle competenze squisitamente tecniche andranno affiancate sempre più figure di digital temporary manager, capaci di accompagnare le imprese, per il tempo necessario, a sviluppare progetti di trasformazione digitale, con l’obiettivo di coniugare esigenze aziendali con le opportunità offerte dalla tecnologie.

Qual è (al di là dei dati economici) il segnale che decreterà la ripresa?

Il segnale della ripresa sarà simbolicamente rappresentato dalla capacità delle imprese di rimettersi a lavorare per progetti di sviluppo guardando al futuro, e non solo per superare l’emergenza contingente. Speriamo che questo sia accompagnato dall’empatia che solo ritrovandosi attorno a una scrivania, o meglio ancora ad un pranzo di lavoro, si può sviluppare.

Cosa sarà the next big thing nel 2021?

Alcuni temi, come lo smart working (propriamente definito, che è un concetto un po’ diverso dal lavoro da casa che in questi mesi tanti hanno sperimentato) o alcune tecnologie, come la blockchain e l’IoT,  potrebbero trovare una definitiva consacrazione.

La nostra speranza però è che ci sia spazio per un nuovo modello tecnologico, di piattaforma, dove la proprietà della stessa sia condivisa tra erogatori e fruitori di prodotti e/o servizi, in una logica di mutualità e sviluppo comune. Una applicazione di sharing economy, dove il digitale è alle servizio delle comunità, degli interessi comuni, e non di un fondo con proprietà in un paradiso fiscale. Ci stiamo già lavorando e confidiamo che questo sia l’anno della sua consacrazione.


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