Cos’è il metodo Discovery-Driven

Quale sarà l’intelligenza del futuro?

Il metodo scientifico è la modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile; esso consiste, da una parte, nella raccolta di dati empirici sotto la guida delle ipotesi e teorie da vagliare e dall’altra, nell’analisi rigorosa, logica, razionale e, dove possibile, matematica di questi dati al fine di formulare una teoria scientifica finale.

Alessandro Curioni (IBM Fellow, vice president of Europe and director of the IBM Research lab in Zurich) durante l’IBM Ecosystem Summit ha illustrato come IBM sfrutti i propri laboratori per accelerare la ricerca scientifica e come siano impegnati in prima linea su grandi temi di interesse globale dove la tecnologia IBM può fare la differenza andando a migliorare e velocizzare soprattutto l’iter del metodo scientifico.

Schematizzando, il metodo scientifico si compone delle fasi:

  • Osservazione
  • Ricerca
  • Formulazione delle ipotesi
  • Sperimentazione
  • Formalizzazione della teoria.

Ed è quindi proprio nelle fasi centrali del metodo che la convergenza delle ultime tecnologie in campo di AI, Quantum Computing e diffusione del hybrid-cloud possono fare la differenza e dove IBM ricopre una posizione di rilievo e assoluta protagonista.

Hardware infinitamente potenti e veloci come i Quantum computer, in grado di sfruttare nuovi modelli AI generativi, permetteranno di automatizzare le fasi di formulazione delle ipotesi e, grazie alle possibilità dell’hybrid-cloud, sarà possibile creare laboratori virtuali distribuiti dove poter sperimentare quanto ipotizzato andando a ridurre i tempi necessari alla scoperta scientifica, quello che in IBM chiamano Accelerated Discovery.

È ragionevole pensare ad un aumento della velocità di scoperta di dieci volte superiore a quella attuale, comprimendo ad esempio in un solo anno il tempo necessario alla scoperta di un nuovo materiale in favore del decennio solitamente impiegato per questo genere di attività.

Fino all’avvento dell’informatica moderna, il metodo scientifico era quindi guidato dai dati, era cioè data-driven, e i ricercatori si basavano su di essi e sulla loro analisi per formulare ipotesi e modelli che poi andavano a confutare con le loro sperimentazioni.

Negli ultimi anni si è invece visto l’avvento di nuove tecniche di raccolta ed osservazione e ciò ha permesso ai ricercatori di disporre di una mole sempre più consistente di dati, talvolta talmente ampie da renderne quasi impossibile la trattazione se non con l’ausilio di specifici strumenti quale l’utilizzo dell’intelligenza artificiale; è facile immaginare l’aiuto che l’AI ha potuto portare quando si parla di gestione di big-data. A oggi l’accessibilità a questa tecnologia e la sua diffusione ci permette di parlare di un metodo scientifico guidato dall’intelligenza artificiale, AI-driven.

Ma è il futuro ormai prossimo che ci ha presentato Alessandro Curioni durante l’IBM Ecosystem Summit, che – nei prossimi anni – ci permetterà di compiere un ulteriore passo avanti: un metodo Discovery-Driven, basato non più sui dati o la loro trattazione ma molto più a valle del processo, dove i ricercatori avranno la possibilità di formulare le loro teorie partendo direttamente dai risultati delle sperimentazioni svolte in modo automatizzato tramite l’AI, dove i sistemi informatici potranno elaborare e sperimentare in autonomia migliaia e migliaia di ipotesi, generare relazioni tra i risultati e svolgere analisi avanzate ad una velocità inimmaginabile per l’uomo condensando così anni di sforzi tradizionali in pochi mesi.

È un futuro quindi denso di novità e grandi prospettive quello che ci attende e su cui IBM, con i suoi laboratori, sta facendo la differenza e sta profondendo grande impegno; oltre a raccoglierne i frutti in campi scientifico, quello che ci si aspetta tra qualche decina di anni è che i computer quantistici abbandonino il campo della ricerca pura e semplice per essere prodotti a livello industriale e commercializzati su larga scala, questo offrirà possibilità enormi in campo enterprise, aprendo di fatto la porta ad una nuova era evolutiva.


Abbiamo partecipato all’IBM Ecosystem Summit dove abbiamo raccontato la nostra idea di innovazione a servizio dei clienti. Leggi l’intervento di Paolo Mazza, Chief Innovation Officer di BlueIT.

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